venerdì 11 dicembre 2015
The MagicVolvoVan
Un qualcosa con cui corricchiare, fare freni a mano nei parcheggi ghiacciati e magari anche qualche garetta di rallye. Una macchinetta da boci insomma, da sistemare, e da tirar fuori, da godere.
Poi però ci sono giornate come ieri, e allora mi ricordo il perché mi sono comprato una barca a vela. Il mio favoloso MagicVolvoVan. Perché in un bagagliaio solo ci possono stare scarponi, sci, imbraghi e corde. Una bici, vestiario, attrezzatura...e ancora c'é spazio per due persone. E quindi in giorni come ieri la mia scelta ha un senso. Non ci posso correre, non posso farci i freni a mano, ma può tranquillamente farmi da casa.
E allora chiudo il mio bagagliaio, la guardo, con occhi pieni di gioia, e me ne vado sorridendo! ;)
lunedì 30 novembre 2015
In montagna con Ennio
Ieri invece in montagna ci sono andato con Ennio, un vecchio amico, e nonostante volessimo fare un giro tranquillo siamo partiti da Trento alle 4:30 di mattina. Solo così abbiamo potuto godere di un panorama magnifico, quasi Himalayano.
Lascio giudicare a voi, ma secondo me ne è valsa la pena...
giovedì 22 ottobre 2015
Bocchette Alte
venerdì 10 aprile 2015
Il gigante della Lanzoletta
venerdì 27 marzo 2015
Notte al Piccolo Colbriccon
venerdì 28 novembre 2014
VERNEL PANT AND COUGAR HP PRO FIELD TEST
I'm always thankful to my outdoor sponsors Karpos and Dolomite because without them i couldn't probably live all my experiences in this magic way: discovering new places, climb new mountains and feel new sensations. Thank you for the support!
venerdì 25 luglio 2014
CORRERE DOPO LA PIOGGIA
C'è un qualcosa di meraviglioso nel correre in montagna.
Perchè non è come correre su strada, o come in un campo d'atletica. No, correre in montagna è diverso.
Perchè il fondo è sconnesso, il sentiero stretto, ci sono salti, pietre, tronchi e mille altri ostacoli che rendono il percorso più avverso.
Dopo la pioggia poi, il gioco si fa ancora più interessante.
Il fango del sentiero si scioglie, diventa poltiglia, la scarpa affonda sempre di piu, il suolo si disfa sotto il mio peso mentre io combatto. Ad ogni passo, per stare in piedi. Combatto.
Con il fiato corto ed i due bastoncini da Nordic in mano che mi aiutano a stare in equilibrio.
Sento il freddo delle mille goccioline che dai lunghi fili d'erba mi si posano sulle gambe nude, e scivolano di nuovo verso terra.
Sento gli schizzi delle pozzanghere salaltarmi su per tutta la pelle.
Arrivo in fondo. Anche oggi, dopo una giornata di lavoro in rifugio a 1880 metri, dopo aver cucinato per 80 persone, ho avuto la forza di correre sul bagnato, di mollare le gambe ed osare. Che bello!
giovedì 17 luglio 2014
EMILIO WAS RIGHT...BUT...
Un filmato di NorthFace su una spedizione al Denali di qualche anno fa.
E c'era un gruppetto di alpinisti, di signori alpinisti, che se ne stava al campo base aspettando le condizioni adatte per salire la vetta.
Che si sa, in spedizione, se le condizioni non sono delle migliori, si è costretti a stare tutti in tenda ad apsettare, che è una cosa che alla lunga, diciamocelo, safinca anche i migliori.
Insomma tra questi alpinisti, che aspettavano che il tempo si aggiustasse, c'era anche Emilio Previtali, che ad un certo punto, in un momento di ilarità, se ne usciva con una frase del tipo: "I don't really understand why we like this shit!"
Ed in effetti questa frase può sembrare ai piú una massima geniale, perchè chi te lo fa fare di startene in una tenda, al freddo, ad aspettare?
Ma in realtà è anche una cosa, che se la vivi da dentro invece, è completamente diversa!
E l'ho capito solo oggi, quando alle 22:45, dopo sei ore di lavoro in rifugio e quattro di lavoro in hotel, mi son messo le mie scarpe da running, ho indossato una maglia termica e sono andato a correre, con la frontale in testa.
Ho attraversato il paese (deserto) di San Martino di Castrozza, al laghetto ho attraversato il ponticello a destra e mi sono immesso nel bosco.
Ho corso 40 minuti, sulla strada forestale sopra il paese, con le braghe corte e con il respiro che si rapprendeva in una nuvola di vapore, come nelle fredde giornate d'inverno. Sopra di me avevo un meraviglioso cielo stellato, avevo le Pale che mi gardavano, mi sorvegliavano, e tutt'intorno c'erano i riflessi verdognoli degli occhi dei cervi, attratti dalla luce della mia lampada.
Rientrato a casa mi sono messo sotto la doccia, e mentre mi lavavo il fango di dosso ho capito.
A noi piace questa "merda" perchè nonostante tutti gli sforzi che facciamo, per tirare avanti, per sopravvivere, per arrivare in cima, ci sono momenti magici come questi, che una volta che li vivi, non puoi proprio piú farne a meno.
sabato 5 luglio 2014
LA SACCA
giovedì 13 febbraio 2014
L'atteso risveglio
Il sole risplende alto nel cielo e ne percepisco il calore sulla pelle, ho solo una felpa sopra la maglia termica. Quando alzo lo sguardo, Cicci se ne sta inginocchiato, in mezzo alla neve, a bordo pista. È elegante perfino in quella posizione, come accovacciato su se stesso, in equilibrio precario sugli scarponi. Con il dito indice coperto dal guanto traccia sul manto bianco dei piccoli archi di curva. Dei modellini esemplificativi, per farci capire come dobbiamo muoverci mentre scendiamo. Ormai è quasi un mese che ci alleniamo, ma è solo da oggi che mi sento veramente di lavorare! È stato come essere stato addormentato, assopito. È stato come essere in un sogno da cui d'improvviso mi sono svegliato! Ho aperto gli occhi e loro erano lì, lui era lì. I miei compagni, una lunga fila di ragazzi, tutti appoggiati ai loro bastoncini, come ipnotizzati. C'è chi sta col busto in alto, chi appoggia uno sci sull'attacco dell'altro, per riposare le gambe, chi si slaccia gli scarponi, ma siamo tutti uguali in realtà. Stiamo tutti osservando quell'uomo inginocchiato che disegna sulla neve. Stiamo tutti cercando di rubare ogni sua singola parola ogni suggerimento. È un risveglio violento, che mi porta alla memoria sensazioni già vissute in passato, quando da piccolo mi allenavo tre volte in settimana con lo Ski Team Altipiani, eppure allo stesso tempo è un presente dolcissimo, di emozioni che mi mancavano, che avevo dimenticato. Mi sento nuovo, mutato. Raccolgo le informazioni che il mio DNA mi manda, il mio cervello le rielabora e finalmente ricomincio a capire. Passerà del tempo prima che io possa davvero migliorare, ma questo risveglio è un buon inizio. Da oggi si comincia a sciare davvero!
lunedì 25 novembre 2013
Nell'occhio del ciclone
Tutt'intorno a noi è scuro, cupo e minaccioso. Siamo Nell'occhio del ciclone, unico punto in cui la pioggia non cade, ma non durerà a lungo. Guardo Raffaele con occhi di sconforto. Sono amareggiato e deluso. Ha ragione lui probabilmente, devo aver fatto arrabbiare qualcuno là sopra! Già perché da quando sono atterrato il tempo non ci ha concesso nemmeno mezza giornata di tempo per poter arrampicare. Sembra quasi una barzelletta. Mi sveglio la mattina, sposto la tenda e guardo fuori dalla finestra, è nuvolo ma non piove. Penso che magari almeno oggi un giretto ci possa scappare, nonostante il mal di schiena del mio malmesso amico. Mi vesto e tutto speranzoso ricontrollo fuori. Piccole gocce hanno cominciato a farsi strada nell'aria, aumentando man mano il loro volume di caduta, trasformandosi in pochi minuti in un vero diluvio. La depressione mi salta addoso! Ed è veramente una barzelletta, perchè dopo mezz'ora tutto si ripete. Uno squarcio nel cielo, il tempo migliora e quando la roccia è giust'asciutta ricomincia la pioggia. Per prendermi in giro qui m'invitano a fermarmi fino a natale, dicono che sarebbe bello festeggiarlo con la neve e sono tutti sicuri che se restassi ne verrebbe. Rido con loro, è l'unica cosa da fare. Fin'ora ogni giorno l'ho passato così, un po' nello sconforto, ma piu che altro in mille pensieri che vedo volare via leggeri fuori dalla finestra per finire in mezzo a quelle mille goccioline d'acqua, dispersi verso chissà dove.
lunedì 18 novembre 2013
La coda che balla
Salendo sull'aereo oggi mi sono accorto di quanto sia bello viaggiare. Di quanto mi salga dentro una sensazione di frenesia ogni volta che affondo il mio corpo dentro uno di quei grossi sedili di pelle. Che chissà quanti altri viaggiatori hanno ospitato quei grossi sedili. Chissà quante storie di viaggi potrebbero raccontare. Viaggiare in aereo poi mi piace particolarmente, perchè mi fa sentire strano, diverso. Mi piace chiudere gli occhi, durante il decollo, quando si può sentire l'accelerazione che ti spinge sul sedile e le ruote che strisciano pesanti sulla pista fino al momento in cui staccano, con la punta che subito sale verso l'alto. Sentire il movimento dell'aereo che si piega di lato per poi stabilizzarsi. Mi piace, mi riempie. Forse perchè mi fa sentire un po' come se fluttuassi nel vuoto, nel nulla. Come se fossi solo, lassù in mezzo alle nuvole. E tutte le volte che posso, se ci riesco, cerco di sedermi sopra le ali, in centro fusoliera, perchè è il punto più sensibile dell'apparecchio, il punto dove lo stomaco balla di più. Oggi sono stato fortunato. Mi sono seduto sulle ali. Ho dormito per tutto il volo, rilassato, ed anche ora che stiamo atterrando non provo alcuna preoccupazione. Anzi osservo con curiosità i flap che si muovono regolarmente, per stabilizzare l'aereo. Le luci si spengono, la punta si indirizza verso il terreno. Tira vento forte fuori, i flap intervengono ogni due secondi per tenerlo dritto, sobbalza parecchio, fa i capricci, è la prima volta che mi succede. L'atmosfera è sospesa, silenziosa, come fosse messa in pausa, con tutti che trattengono il respiro. Siamo sopra la pista, è un'istante, la coda vira, l'aereo sbanda. I motori accelerano, vanno fino al massimo della loro potenza mentre i piloti tirano la cloche e lo fanno risalire. C'è gente che urla, una ragazza dietro piange, la sua vicina ansima forte, chiaramente in iperventilazione. Il mio vicino si fa il segno della croce, è tutto un caos. Io invece resto sorpreso. È la prima volta che mi succede qualcosa ma non ho paura in quei momenti, non provo nulla. Il mio cervello invece impenna e lavora ad una velocità paurosa. La razionalità ha il sopravvento sull'emozione e mi ritrovo ad analizzare con calma tutti i movimenti che la fusoliera fa nell'aria, come se tutto andasse al rallentatore. Risaliamo, passando attraverso qualche vuoto d'aria e poi finalmente siamo di nuovo stabili ma il marasma attorno a me continua. Dopo qualche minuto l'hostess fa l'annuncio: "Gentili passeggeri il pilota è spiacente ma in quelle condizioni era impossibile atterrare, il vento si è calmato ed ora riproveremo ad atterrare. Speriamo bene!" Dentro di me scoppia una fragorosa risata che però non mi sento di far uscire, mi prenderebbero tutti per idiota vista la loro preoccupazione. Siamo di nuovo in posizione, e si sente ora che l'aria è meno forte. L'atterraggio va bene, tutti esultano e applaudono. Io resto seduto ed in silenzio, pensando che forse avrebbero dovuto applaudire prima, quando il pilota è stato bravo abbastanza da ritirare su l'aereo, ma non importa. Scendo le scalette, sono in maniche corte e l' aria che mi carezza la pelle è calda, nonostante ci sia vento. Sono contento, è un bell'inizio per un'altra avventura!
sabato 26 ottobre 2013
Adidas Outdoor Convention 2013 Val di Mello
La conclusione perfetta per una due giorni di riunione PR per Adidas Outdoor non poteva che svolgersi attorno alla tavola di legno del rifugio Luna Nascente in alta Val di Mello al cospetto di pizzoccheri, polenta taragna e taroz! Assieme a quel matto del Siro, il proprietario della baita, che ce ne raccontava di tutti i colori mentre noi stavamo zitti e buoni ad ascoltare come un gruppetto di bambini a cui si raccontano le favole. Non ce la si fa mica però a trattenersi col Siro e ogni due minuti il silenzio veniva rotto dalle fragorose risate di tutto il gruppo. Due giorni interessanti insomma, in compagnia di alcuni dei ragazzi dei Ragni di Lecco, per conoscere i nuovi prodotti della linea Terrex, dal 2009 fiore all'occhiello della compagnia nel reparto Outdoor.
Con Michele saliamo nel primo pomeriggio di giovedí verso il centro polifunzionale per la montagna di Valmasino. La presentazione occupa la prima parte del pomeriggio, in un clima tranquillo, quasi familiare. Tante le grandi novità che si prospettano in casa Adidas per la stagione primavera/estate 2014. Prima tra tutte l'unione della suola STEALTH, già utilizzata da 5.10 (fiveten) nelle suole delle scarpette da arrampicata, con tre nuovi modelli di scarpa specificamente pensati per avvicinamenti rigidi ed impegnativi di montagna, avvicinamenti e terreni tecnici come il boulderismo ed una scarpa specificamente pensata per la slackline. L'unione di una scarpa strutturata, come tutte quelle della linea Adidas Terrex Footwear, con una suola tecnica specifica per ottenere la massima aderenza sia su roccia liscia che su roccia porosa si intrecciano in un'alchimia perfetta, dando vita ad una scarpa di altissimo livello che promette prestazioni incredibili.
Fuori piove, ma la parte piú bella arriva adesso, a fine presentazione, quando ci spostiamo tutti nella palestra del centro attrezzata con diverse vie artificiali. Non solo arrampicata però, perchè dal nulla nasce una partita di calcetto Ragni vs gruppo giornalisti. Sono bravi mica solo sulla roccia questi qua! Speso cosí bene, il tempo passa davvero in fretta e dopo una cena tipica ci riuniamo in sala cinema per la proiezione degli ultimi splendidi lavori del Gruppo Ragni.
La mattina penso al fatto che sono tre anni che programmo di salire fino qui in Val di Mello ma per moltissimi impedimenti non sono mai riuscito ad arrivarci. Solo ora però capisco che forse avrei dovuto insistere un po' di più. Saranno i magnifici colori autunnali, sarà che oggi è una giornata stupenda, ma mi mancava da parecchio tempo un cosí bel panorama alpino! Le alte montagne innevate fanno da cornice a tutta la vallata, dipinta di giallo, rosso e verde dalle foglie degli aceri e delle querce. Chiamata la Yosemite d'Europa con il suo "Il Sergent" , le grandi pareti e migliaia di blocchi boulder é il luogo perfetto per arrampicare a trecentosessanta gradi. A vedere tutto questo ben di dio la voglia di montagna mi torna addosso in modo spaventoso e selvaggio. Sembriamo un lunghissimo bruco colorato, fatto dei venti colori diversi delle nostre giacche, mentre discendiamo i pendii della valle nell'uscita per il test scarpe. Si vede il rifugio, siamo arrivati, e già pregustiamo il ben di dio che mangeremo, ma non abbiamo idea di quante risate c'aspettano.
domenica 20 ottobre 2013
GRAN FINALE Tappa #23 Forca di Presta/Castelluccio/Norcia
Ho fatto bene! Ho fatto davvero benissimo ieri ad usare ogni singolo millilitro d'energia mi rimanesse in corpo per arrivare fino a qui. L'alba che posso godermi da qui, alle sei e mezza di mattina, è qualcosa di spettacolare. Pensare poi che sono uno dei pochi che in questo momento può osservarla così, dall'alto, la rende ancora più unica, speciale! Ritto in piedi, in mezzo al vento, lascio che questa piccola magia mi riempia completamente. Rimango lì quasi un'ora, saltellando per riscaldarmi visto che ci saranno si e no tre gradi centigradi, ed una volta che il sole comincia a farsi alto mi avvio verso Castelluccio. Sotto di me la piana si estende dal crinale del Monte Vettore fino al cocuzzolo sopra cui è posto il paese. Un esteso altopiano coltivato che, specialmente in questa stagione, rimane immerso per le prime ore del giorno in una fine coltre di nebbia. Viene quindi a crearsi è un effetto più unico che raro in cui i campi sottostanti sono circondato dalla nebbia mattutina mentre il paesino spicca sopra di essa dominando tutta la piana. Il freddo comincia pian piano a diminuire e salito fino sopra la montagnola entro in un bar per fare colazione. È qui che mi scopro più vicino di quanto pensassi poichè Norcia si trova a trenta chilometri su strada ma il barista mi indica un sentiero in costa che attraversa tutto il crinale proprio fino al mio traguardo, tagliando di netto le distanze. "A farla grossa da qui ti ci vorranno tre ore, è sempre dritta non puoi sbagliare" dice. Sono le nove di mattino, vuol dire che potrei concludere un giorno in anticipo (sulla sfida, dieci giorni sull'originaria tabella di marcia), arrivando a Norcia entro l'una al massimo. Parto veloce, mentre penso che l'ultimo giorno mi sta regalando emozioni, colori e sensazioni uniche, come se volesse essere la conclusione perfetta di un viaggio fantastico. In due ore sono sopra il crinale, il mio obbiettivo si trova dietro la cima che ho davanti, è praticamente fatta! Non poteva esserci conclusione perfetta però, senza un ultimo inconveniente! Il sentiero infatti non è poi così dritto come mi avevano detto, o meglio arriva in un punto in cui la traccia scompare, in cui non esiste più, il sentiero. Non voglio però scoraggiarmi, proseguo, avanti, senza fermarmi. Voglio arrivarci a Norcia, a tutti i costi. La fitta boscaglia che mi circonda però non sembra d'accordo con i miei piani. Avanzo lo stesso, dieci minuti, venti, mezz'ora. I Monti Sibillini sono un luogo stupendo, scenograficamente spettacolare, capace in certi momenti di ricordarmi le montagne di casa. Di diverso però c'è sicuramente il bosco. Basso, fatto di faggi sotto i quali crescono arbusti e rovi che mi si conficcano nelle gambe mentre salto e cerco di avanzare verso valle. Vago, disperso, per tre quarti d'ora. Arrabbiato, anzi furioso, fatico come mai avevo fatto fin'ora. Riesco però a rimanere lucido e cauto, perchè come la montagna mi ha insegnato, è sempre alla fine che, vuoi per la stanchezza, vuoi per la meta vicina, si abbassa la guardia e si finisce con l'andare in contro a guai. È dopo un'ora ed un quarto che mi imbatto finalmente in una vecchia mulattiera che scende nel bosco, non percorsa penso da almeno cinquant'anni viste le condizioni in cui si trova. Ritrovo la voglia di avanzare e in breve tempo, con gran gioia, arrivo nella piana antistante il borgo. È lì ora, saranno pressapoco quattro chilometri, ed io non so da dove arriva l'energia che di colpo affluisce nei miei muscoli. Non guardo più l'orologio, non m'importa più che ore sono. Penso solo a spingere sui miei bastoncini, a fare passi più lunghi, più veloci, voglio solo arrivare! Alla fine del viale la porta principale mi si para davanti. L'attraverso e continuo fino ad arrivare in piazza San Benedetto. Mi ritrovo lì, al centro di Norcia. È finita. Sono giunto a destinazione! Un'ultima giornata fantastica, in tutto, nei panorami, nei colori, nella fatica. Mi sento stanco, distrutto e stranito da questa grande avventura che ho appena compiuto. In 23 giorni ho percorso 1000 chilometri di cui circa 700 a piedi e 300 su mezzi di fortuna. Ho camminato nove giorni sotto la pioggia e quattordici al sole. La mia prima impresa, una sfida contro me stesso, ma anche con me stesso. Sono stupito, non credevo ce l'avrei fatta ad arrivare in fondo così bene, con così tanta tranquillità. Un viaggio attraverso i borghi medioevali più belli d'Italia ma anche attraverso me stesso ed attraverso culture e luoghi diversi. Un viaggio reso possibile dalla mia forza di volontà ma anche dagli sponsor che mi hanno supportato. Un viaggio speciale che mi ha permesso di conoscere alcune delle bellezze e dei gioielli di casa mia, prima di fuggire altrove alla scoperta di dimensioni lontane. Un viaggio in cui ho avuto modo d'incontrare molte persone, tutte a loro modo speciali, che mi hanno aiutato senza chiedere nulla in cambio. Un viaggio che voglio considerare la prima "grande" esperienza sportiva di una vita che desidererei continuare a vivere in qiesto modo.
Un GRAZIE enorme va quindi ai miei sponsor: a Karpos, Dolomite e Camp che hanno creduto in questo mio progetto.
Alla Rivista del Trekking che si è adoperata da media partner per tutta la durata del viaggio e all'assessorato al turismo di Siena per il supporto. A Simone, Marco, Sergio, Regula, Cosimo, Francesco, Don Gianni, Matteo, Simona, Maurizio, Annalisa, Raffaele, Silvano, Christian e Marco, alla famiglia Locatelli e a tutti coloro che mi hanno aiutato. Alla cantina Antonelli e all'Ostello della Pace di Assisi.