Già dalle 6:30 la casa del pellegrino di Monteriggioni comincia a risvegliarsi. C'è chi arriva dalla Francia, chi dalla Germania e chi addirittura da Canterbury in Inghilterra. Di italiani però neanche l'ombra anche se la cosa a dire il vero non mi meraviglia molto. Lascio Monteriggioni alle mie spalle verso le otto e trenta. La tappa di oggi è relativamente semplice e abbastanza scarna dal punto di vista paesaggistico. Lungo i sentieri nel bosco mi concentro su me stesso, sul mio respiro e sui battiti del cuore. L'aria è intrisa del pesante odore di bosco bagnato che mi entra nelle narici fino a riempirmi la testa, dandomi quasi la nausea. Unico incontro che faccio lungo la strada sono due castelli, eretti nel nulla della campagna senese. Non ho fretta oggi, mi siedo volentieri a riposare mentre godo di questo bel panorama. Ho da percorrere solo 20 chilometri, ma le gambe sono un po'affaticate, e alcuni dolorini cominciano a saltar fuori. Arrivato a Siena mi dirigo verso l'ufficio turistico dove mi danno qualche informazione utile e dove lascio lo zaino per qualche ora, mentre giro la città. Come a Firenze anche qui, nonostante siano i primi d'Ottobre, trovo grandi folle di turisti europei, asiatici ed americani. Folle che mi spiegano però essere normali, in quanto questa risulta essere la stagione migliore per visitare l'entroterra toscano. Nonostante questo Siena mi appare comunque come una cittá meravigliosa. I vicoli stretti, le vie lastricate e le case che, una vicino all'altra, sembrano scaldarsi a vicenda, forse anche per un'illusione ottica dovuta al colore, il famoso "terra di Siena bruciata", degli stretti e lunghi mattoni con cui sono costruite. Il campo poi, famosa piazza del palio, è sovrastato dalla la Torre del Mangia, antico e delirante sogno verticale che punta dritto al cielo e padroneggia tiranno sulla folla che dal basso lo ammira. Siena insomma sarebbe capace di colpirmi, anche se già l'avessi vista già mille volte. Si sono fatte le quattro e mezzo, ho ancora un po' di tempo e di energie e così decido di ripartire. Mi fermo al paesino di San Pietro a Paterno e monto la tenda di fianco alla chiesetta locale, ormai sconsacrata. Mi sento un po' solo e malinconico, devo ammetterlo, e forse è per via dell'ambiente, diverso dalle mie montagne, dove non ho problemi a starmene con me stesso. Vado a letto presto, devo regolarmi bene con la luce del sole così da sfruttare al meglio le giornate. Domani direzione Buonconvento.
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