sabato 19 ottobre 2013

Tappa #22 Notte fonda a Forca di Presta

La luna si fa alta nel cielo. È stupenda. Ho anche la fortuna di assistere al raro fenomeno della "corona circolare", un effetto di rifrazione dell'atmosfera che crea un enorme arcobaleno attorno alla piccola sfera bianca. Sembra quasi un'aura magica, quel suo strano cerchio. L'asfalto chiaro riflette la luce e procedo senza nemmeno accendere la pila frontale. È lunga la strada, fatta di lunghi rettilinei che sembrano non finire mai. Il passo però è veloce e nonostante la distanza già percorsa il fisico sembra reggere bene lo sforzo. M'immagino per un po' di essere un condottiero gallo che avanza sulle vette degli appennini per sfuggire alle truppe romane. L'unico modo, questo, per riuscire a camminare senza sentire la fatica. Il bosco attorno a me è vivo. Le civette e gli allocchi cantano le loro nenie notturne accompagnate dal frinito delle cicale. Manca poco alla Forca, mi fermo e bevo un sorso d'acqua. Sotto di me la vallata di Acquata del Tronto si apre come un anfiteatro romano, e sarà probabilmente per questo che ad un certo punto l'urlo che squarcia l'aria rimbomba tra le sue pareti. Il sangue mi si gela nelle vene. Per fortuna il grugnito emesso dal gruppo di cingiali è ben distante da dove mi trovo io ma rimango comunque fermo per qualche istante. Riprendo la marcia con passo veloce e dopo un'altra mezz'ora arrivo alla Forca di presta. È mezzanotte. Vorrei solo montare la tenda e dormire ma mi trovo a dover fare i conti con un altro problema. Accendo la frontale non appena sento il latrato e una trentina d'occhi appaiono verdi nell'oscurità. In un primo momento penso a dei lupi. Non so cosa fare. Mi muovo lento, abbaiano forte ma almeno non si avvicinano. Faccio qualche altro passo. I latrati continuano e la mia frontale si sposta da destra a sinistra cercando di controllare continuamente le loro posizioni. Improvviso un fischio fende l'aria. Tutto si ferma. Sposto il fascio di luce verso una piccola baracca e noto che una figura si fa avanti lentamente. È il pastore che ha le greggi in queste zone. Solo allora capisco che non si tratta di lupi ma di pastori maremmani (che in realtà sono ben più aggressivi dei lupi). Stupito di vedere qualcuno passare a quell'ora mi chiede: "Ma che ci fai in giro a quest'ora?" Gli racconto in breve la mia storia e gli domando dove possa piantare la tenda senza essere mangiato dai cani pastori. "Ma che tu sei matto a dormì fuori cò sto freddo? Entra dentro, ci sono letti per una famiglia intera, non farti problemi." D'un tratto tutta la stanchezza fin'ora evitata mi aggredisce e mi basta togliermi i vestiti ed infilarmi sotto le coperte per crollare in un sonno profondo. Che nottata stupenda e piena d'emozioni!

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