giovedì 10 ottobre 2013

Tappa #13 Bastardo/Montefalco/Bevagna/Trevi/Spello

Finalmente si ricomincia a ragionare! Qui in Umbria mi mancavano la bellezza ed il coinvolgimento che avevo provato nei borghetti toscani, e oggi li ho ritrovati. Nella notte ha piovuto abbondantemente. La speranza è quella che il tempo posa darmi tregua durante la giornata. Non faccio però tempo ad uscire dal vialetto della cantina che le gocce cominciano a ticchettare sul mio telo proteggi zaino. Comincia a pesare questa situazione, stressante sia fisicamente che psicologicamente. La fortuna, per quel poco, mi sorride e non lontano scorgo un bar dove potermi riparare. L'attesa è lunga, interminabile. Scongiuri, maledizioni ed insulti si disperdono silenziosi nell'aria per tutte le tre ore in cui sono costretto a rimanere fermo. Riparto quasi di corsa, complici la rabbia e lo stress, mentre ancora qualche goccia cade. Le mura di Montefalco si materializzano spettrali dalla nebbia, dandogli un aspetto spettrale, quasi mistico. Entro in silenzio, un po' per timore, di spezzare quell'aria sottile che si respira, un po' per rispetto di quei luoghi così affascinanti. Scoprendo il borgo il mio morale si rialza, avevo davvero bisogno di ritrovare qualcosa di bello, che valesse lo sforzo che i miei muscoli e la mia testa stanno facendo. Provo ad immaginare come sarebbe se non ci fosse tutta questa nebbia, probabilmente mi fermerei qui molto più tempo. I vigneti che mi circondano durante la discesa sono pregni dell'acqua caduta fin'ora e tutt'intorno si sente solo il suono delle gocce che cadono da una foglia all'altra, delicate, gentili. Alle pendici della collina sorge la "città delle chiese": Bevagna, ed anche qui ritrovo la soddisfazione per gli sforzi fatti. Visitato tutto il borgo, eccezionalmente conservato, vado alla ricerca di Mastro Cecco, proprietario della cartiera medioevale del paese. Ogni anno si svolge qui a Bevagna una festa che ripropone i lavori di quel periodo, a Mastro Cecco quel lavoro è piaciuto e da allora ha mantenuto viva la cartiera, che rimane aperta ormai da tre anni. Purtroppo però oggi ha degli impegni da sbrigare e non ha tempo per mostrarmi il suo lavoro, ma ci lasciamo con la promessa di tornare. È da poco passato mezzogiorno e ho ancora quindici chilometri tra me e Trevi. Li percorro veloci, lungo la ciclabile che sta sulla sponda del fiume Clitumno, concedendomi un po' di Led Zeppelin come compagnia. Trevi la vedi da lontano, perchè come moltissimi borghi della zona, sta arrampicata sulle pendici degli Appennini. Tutta la pianura circostante infatti era infatti fino ai primi del '900 un'enorme zona paludosa e acquitrinosa e quindi i paesi venivano costruiti in alto, al riparo dai pericoli e dalle malattie. I suoi vicoli compongono una vera e propria ragnatela tessuta sulla montagna e per raggiungere la piazza della cattedrale impiego una faticosissima mezz'ora di salita. La mia permanenza qui però non dura molto. Sono nuovamente braccato, e stavolta non ho scampo. Tre giganteschi fronti d'acqua, ognuno lungo venticinque chilometri, mi richiudono in un piccolo occhio del ciclone che non durerà a lungo, perchè i maledetti avanzano minacciosamente. È a dir poco incredibile come puoi riconoscere nettamente il punto dove la pioggia inizia, simile ad un muro fatto di luce, che si sposta senza tregua per tutta la valle. Ma stavolta no, non mi avrà! Scelgo la via del codardo, ma almeno mi scanserò un'ennesima lavata. Corro in fretta giù da Trevi e salgo sul treno che va verso Spello. "Fan***o sta pioggia!" Se fin'ora la giornata era stata nuovamente piacevole, quando scendo dal treno e mi avvicino al borgo, capisco che ho fatto davvero bene ad intraprendere un viaggio simile, perchè ciò che ho davanti agli occhi è semplicemente stupendo! Concentrato di diverse epoche, già "castrum" romano e residenza Julia, conserva un pezzetto di ogni sua epoca con un'eleganza sopraffina. Non guardo neanche più il cielo, ogni preoccupazione sparisce, perchè ritrovo veramente quell'atmosfera che da un po' mancava, capace di rapire ogni mio senso e lasciarmi incantato ad ogni casa e ad ogni angolo di strada. Ne avevo davvero bisogno. La pioggia però sembra non volermi dare tregua anche se fortunatamente comincia a cadere non appena esco dalla porta principale, dopo aver terminato la mia visita. Mi riparo in un locale lì vicino, mangio qualcosa, devo trovare un posto dove dormire, ma non sono preoccupato. Chiacchierando e raccontando del mio giro conosco Marco, un ragazzone simpatico e gentile, pade di una dolce bimba di due mesi appena, che si offre di ospitarmi a casa sua. Per l'ennesima volta rimango stupito dalla gentilezza di alcune persone, capaci do darmi ancora una qualche speranza verso questo disastrato genere umano!

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