lunedì 14 ottobre 2013

Tappa #16 Fabriano/San Vittore Alle Chiuse/Serra San Quirico/Genga + Tappa #17 Genga/Cagli/Pole

Ieri non ho aggiornato il blog. Non ci sono riuscito, ma la colpa non è mia! È che a parlare di montagna e di alpinismo, davanti ad una costata di quattrocento grammi alta tre dita e ad una montagna di patatine accompagnate da due boccali di birra, proprio non ce l'ho fatta! Ma partiamo dal principio. Fatta colazione e salutato il gentilissimo Cosimo e la moglie mi dirigo assieme ad Alessio, il loro figliolo, verso il centro di Fabriano. Mi si presenta delicato ed equilibrato, con tutti i monumenti ed i palazzi raccolti attorno alla sua piazza principale, sede della torre comunale, circondata su due lati da una lunga loggiata in stile settecentesco. Inconfondibile caratteristica, il rosso dei mattoncini fatti in cotto, che contrastano con il bianco di quelli fatti in calcare, ti salta subito agli occhi. Un rosso magenta, utilizzato in realtà anche per intonacare scuri e pareti di palazzi. Un colore che trasmette una sensazione di completezza, di strabiliante regolarità. Mentre mi perdo dentro questi colori, ricomincia a cadere la pioggia, che fina e tartassante mi accompagna da quando lascio Fabriano fino a San Vittore, per tutti i diciassette chilometri di strada. Per arrivarci passo attraverso le Gole del Frasassi, proprio di fronte all'entrata delle grotte. Sono stato qui più volte da piccolino, e anche se la curiosità di rivedere quei luoghi sarebbe tanta dovrò conservarla per un altro momento, per un altro viaggio. Il tempio romanico del paese è l'unico motivo che mi ha attirato fin qui e trovandomico davanti direi che sicuramente è valso la fatica. La sua cripta è minuta, illuminata solo da un piccolo faretto. Nel suo grembo si crea un'atmosfera talmente particolare da sembrare quasi una porta verso un altro tempo, una porta che conduce in un altro mondo. Vi rimango immerso per un po', in questo mondo parallelo, assorto in mille pensieri, ma provando una sensazione piacevole, come di stasi. Nel frattempo nel mondo reale ha smesso di piovere e finalmente posso riprendere il cammino senza dovermi per forza sentire bagnato. Al mio arrivo a Serra San Quirico scopro che la strada che dovrò seguire domani fino a Cagli passa attraverso le montagne, facendomi svalicare tre gruppi di vette. Non ce la potrei fare, dal momento che sarebbero quarantaquattro chilometri per la maggiorparte su sentieri nei boschi. Vedendo l'espressione sulla mia faccia, uno dei ragazzi a cui ho chiesto informazioni si offre di riaccompagnarmi fino a San Vittore. Da lì la strada è comunque lunga ma quantomeno pianeggiante ed asfaltata. Tornato quindi di fronte al tempio mi faccio forza e riparto in direzione Genga. Dopo un'altra ora di cammino si comincia a far sentire la stanchezza, dovuta per lo più alla pioggia presa durante la mattina. Decido di chiedere un passaggio ma nessuno sembra disposto a fermarsi. Svoltata una curva però ritrovo ferma a bordo strada una delle macchine che poco prima mi aveva sorpassato. Mi avvicino alla vettura, il finestrino si abbassa ed il conducente mi fa: "io abito qui a cento metri, ma se mi dici dove devi andare magari un pasaggio te lo do." "Devo andare a Cagli ma mi basta avvicinarmici un poco" rispondo. "Ok allora ti accompagno in là un pezzo dai." Simone è un appasionato di montagna, mi racconta che va spesso a camminare nei boschi del monte Catria e in quelli attorno casa. È un ragazzone ben piazzato e a vederlo così, con la felpa e i pantaloni da ginnastica, sembra quasi un pugile. Fin da subito si domostra simpatico e molto semplice. Mi tratta da amico, come se ci conoscessimo da un sacco di tempo e la cosa all'inizio mi lascia un po' stranito. Mi è già successo durante questo viaggio, di sentirmi così, ma il suo modo di fare è davvero genuino, spontaneo, molto raro. Presi dalle chiacchiere arriviamo fino alle porte di Cagli e ci fermiamo in un bar, per chiedere se lì vicino ci sia un posto dove io possa dormire. L'unica opzione è un B&B ma i prrezzi sono davvero troppo alti. Tornando alla macchina sto per ringraziarlo e dirgli che da lì in poi proseguirò a piedi, ma lui mi precede di poco dicendomi: "Se vuoi puoi venire da me, mia moglie non è a casa, e poi domani ti riaccompagno qui." Per un attimo esito, non vorrei approfittarne così tanto ma lo sguardo che mi lancia è amichevole e sincero e in un attimo mi conquista. Ritornando sulla strada percorsa mi dice che più tardi avrà un impegno ma che ceneremo assieme e che gli farebbe piacere se il giorno dopo andassi con lui a pranzo in campagna, dalla sua famiglia. Arriviati a casa sua ci accordiamo per la cena, e mentre non c'è io accendo il fuoco e preparo le patate. Rientra tre ore più tardi con due costate enormi, da fare alla brace, e così ci passiamo l'intera serata a chiacchierare di montagna, di progetti e di viaggi. Il tempo vola, è già mezzanotte e mezza. Proprio non riesco a scrivere in queste condizioni! Decido di concedermi un po' di riposo e di fermarmi anche per il pranzo del giorno dopo. Vado a letto pieno, stanco ma davvero contento!

L'indomani mattina la sveglia suona tardi (rispetto a quello che mi sono abituato negli ultimi giorni) e dopo colazione io e Simone saliamo in macchina per fare un piccolo giro del luogo, prima andare a pranzo. Passiamo da Genga, terra d'origine di papa Leone dodicesimo, che qui eresse il suo castello. È un piccolo borgo dove le case sono costruite direttamente sulla roccia, con le venature di calcare rosso che risalgono i muri, come aggrappate ai mattoni stessi. Mentre ci muoviamo, per l'ennesima volta mi vuene da pensare al fatto che muoversi in macchina è tutta un'altra cosa! Dopo Genga è la volta di Santa Croce, la chiesa italiana con il maggior numero di collegamenti all'ordine dei templari. La si può visitare solo da fuori perchè da un anno a questa parte è stata chiusa per ignoti motivi. Il cellulae di Simone squilla, è la madre, per il pranzo aspettano solo noi. Mentre saliamo verso la casa in campagna, dal finestrino le dolci colline marchigiane mi sfilano davanti come su una passerella. Al nostro arrivo i piatti sono già sul tavolo. Ho fatto bene a volermi fermare, per darmi un po' di riposo, ma soprattutto per la fortuna di passare del tempo con queste squisite persone. Non sono abbastanza i ringraziamenti che lascio alle mie spalle, non sarebbero mai abbastanza perchè non riuscirebbero a colmare la gentilezza che tutti questi incontri mi stanno donando! Una stretta di mano, che diventa poi un abbraccio è il saluto che io e Simone ci diamo, con la promessa di ritrovarci non appena possibile. Ricomincia quindi il mio cammino solitario, non senza un po' di magone, che da Cagli, dopo la visita al torrione, mi porta in due ore fino a Pole. Ho ormai passato la metà del giro, già attraversato tre regioni diverse e fatto incontri davvero speciali. Se tutto andasse bene mi mancano ancora quattordici giorni alla meta e sempre più capisco quanto unico e speciale sia viaggiare. Sempre più capisco che voglio che questa diventi la mia vita!

1 commento:

  1. Ciao Attila, hai proprio ragione Simone di Genga è proprio una gran bella persona… Gli amici di Simone ,quelli con il cagnolino. Un saluto e …buon viaggio…..

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