Sento il suono della sveglia. Mi fiondo giù dal letto. Richiudo lo zaino e dopo una veloce colazione sono pronto per partire. Decido di evitarmi il borghetto di Fiesole, ormai quartiere periferico di Firenze, per via dei campionati mondiali di ciclismo che paralizzano le vie della città fin dalle prime ore del mattino. Punto dunque verso Montefioralle con una carica ed una voglia che nemmeno io credevo d'avere. Voglia che impenna ancor di più non appena lascio alle mie spalle Firenze e mi immergo nelle colline toscane. La strada che percorro è larga, lineare, e non risulta difficile seguirla. La via chiantigiana, arteria fondamentale che dal capoluogo mi conduce dritto verso quelle campagne che danno vita al pregiatissimo vin chianti. L'asfalto mi scorre veloce sotto i piedi ed in sole due ore sono quasi a metà strada. Le cose però cambiano quando inizia l'alternarsi del naturale sali-scendi delle colline. Arrivo a Greve in Chianti a metà pomeriggio. Di lì a Montefioralle ancora due chilometri di salita. Lo zaino comincia a farsi sentire, le gambe ancora no per fortuna. Alla fine della salita il piccolo borgo si nasconde tra i cipressi e le edere che son cresciute attorno alle sue mura. Faccio fatica ad identificarlo, non ne colgo la grandezza. Mi basta però oltrepassare il suo portone per rimanere travolto ed affascinato dalla bellazza delle sue vie, delle sue mura colorate di diverse sfumature di giallo, tipiche della roccia sedimentaria che viene da queste zone e dai mille portincini che si stagliano sotto stipiti pesanti. Un signore mi ferma, si chiama Francesco e come tutti i vecchietti che hanno delle storie da raccontare ha voglia di parlare, lo si percepisce ancor prima che apra bocca. Mi racconta che è nato lì, nel castello di Montefioralle, e passeggindo, mi illustra le fasi del borgo nei diversi periodi storici. Là sotto le stalle, più in alto invece le botteghe dei fabbri che durante il periodo delle crociate riparavano armature, corazze e selle. Mi accompagna per le viuzze ed una volta terminato il giro mi stringe la mano, saluta e se ne va. È ora d'andare anche per me, si sta facendo sera e devo trovare un posto per montare la tenda. Ridiscendo verso Greve e, in mancanza di luoghi adatti decido di cercare ancora un po', continuando il cammino sulla strada che in realtà dovrei percorrere domani. Dopo altri cinque chilometri mi si fa in contro un grosso caseggiato, piazzato in cima alla collina. Non ho più molto tempo, tra poco farà buio, ed in più comincio davvero ad esser stanco, e così chiedo ai due vecchini proprietari se posso piantare la tenda nei loro terreni. A quel punto, inaspettato il marito esordisce con un "Oh che vole fare il ragazzo?" e la moglie gli ripete: "Vole fare la tenda." "E se vole fare la tenda la faccia, basta che poi non me la lasci qui!" Col sorriso sulle labbra mi affretto quindi a sbrigare le faccende. Tenda, materassino, sacco a pelo. Mangio in fretta, non ho fame. Programmo la tappa di domani, e gli occhi si fanno davvero pesanti. Faccio una telefonata per avvisare che tutto va bene e filo nel sacco. Domani è un'altra tappa bella tosta!
Bellissimo articolo! complimenti anche per le foto, ma dove hai trovato quella chiesa che si vede nella seconda foto? sai ho un blog sulla Toscana in Inglese magari ci faccio un articolo!
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