lunedì 14 ottobre 2013

Tappa #18 Pole/Urbania/Urbino

Sono stato in un videogioco. Come quelli di ruolo, dove vedi l'omino in terza persona, lo fai muovere, e hai nella mappa un raggio d'azione attorno al personaggio. Ebbene oggi era proprio così, perchè fin dalla mia partenza avevo sopra di me il mio raggio d'azione, largo un chilometro circa, creato dalla cappa di nuovole basse, e tutt'attorno i paesaggi, le colline e le case si materializzavano e svanivano nella nebbia man mano che avanzavo. Lasciato Pole attraverso le campagne e le colline che mi separano da Urbania. Tutto è sveglio attorno a me, tutto si muove, nonostante sia presto. La brezza leggera accompagna un dolce odore di fieno, lasciato a seccare nei grandi capannoni, in attesa del periodo invernale. Avvicinandosi alle case però svanisce per alternarsi con quello del fumo che sale dai caminetti, accessi solo da poco tempo. Un odore che mi riempie i polmoni, mi fa sentire vivo! Arrivato ad Urbania noto una cosa che mi fa sorridere, un gruppo di vecchietti è radunato in piazza e discute animatamente. Non so cosa in quella scena mi piaccia ma mi fermo, per qualche istante, ad osservarli mentre invocano madonne e discutono di governi e trattori. Sono davvero belli, penso tra me e me. Riprendo il cammino verso Urbino, risalendo le colline sulla strada delle Capute. Qui ritrovo ciò che mi è sempre piaciuto dell'entroterra marchigiano: le sue colline, dolcissime nei tratti, nei profili, ma soprattutto nei colori. In quell'alternanza di giallo e marrone dei campi arati con il verde del bosco e dei prati che puoi trovare solo in queste zone. La strada fino ad Urbino è lunga, ma passo il tempo concedendomi un po' di musica e divertendomi a far scrocchiare le ghiande sotto la suola dei miei scarponi. Quando le schiaccio fanno un rumore bellissimo. Un rumore che in qualche modo mi ricorda quello degli scarponi da sci, quando li pianti nella neve ghiacciata per risalire un pendio, sarà per quello che mi piace così tanto. Arrivato ad Urbino ritrovo quella concentrazione di caratteri prettamente medioevali che negli ultimi giorni era rimasta un po' nell'ombra. Casa d'origine di Raffaello Sanzio e di Piero della Francesca, ti fa capire da subito perchè fosse uno dei centri rinascimentali più importanti d'Italia. Bramante, Paolo Uccello, Pietro Bembo, Leonardo. Tutti passarono di qui, tutti vi soggiornarono e lavorarono in questa città, ed i risultati sono più che evidenti! Una città costruita su un'irregolare collina capace però di assumere ed incorporare una dolcezza profonda, quasi innata che si trasmette attraverso le sue vie, giocose, che salgono e scendono da una piazza all'altra. A sovrastare la città la fortezza di Albornoz, dove mi fermo, senza fiato, ad ammirare lo stupendo paesaggio che mi si offre agli occhi. Al momento di ripartire mi sento quasi dispiaciuto dal doverla lasciare e rimango allo stesso tempo stupito di quanto mi sia piaciuta questa mia visita. Percorro ancora qualche chilometro, ma si sta facendo tardi e così prima di entrare in campagna domando all'ultima casa del paese dove potermi fermare. La proprietaria, senza fare una piega, mi dice che posso fermarmi lì, nel suo salone, che lei spesso usa per dei corsi di danza ma che saltuariamente ospita anche pellegrini e viaggiatori. Scopro solo più tardi che la casa, un'antica cascina, è l'anima del Pallino Folk Festival, ideato proprio dalla sua proprietaria. Mi invita a salire da loro per fare quattro chiacchiere e ci raccintiamo a vicenda di varie avventure. Guardando la pendola in cucina però, mi accorgo che l'ora si fa tarda ed è quondi tempo di salvare il videogioco. Riprenderò a giocare domani mattina.

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