lunedì 18 novembre 2013

La coda che balla

Salendo sull'aereo oggi mi sono accorto di quanto sia bello viaggiare. Di quanto mi salga dentro una sensazione di frenesia ogni volta che affondo il mio corpo dentro uno di quei grossi sedili di pelle. Che chissà quanti altri viaggiatori hanno ospitato quei grossi sedili. Chissà quante storie di viaggi potrebbero raccontare. Viaggiare in aereo poi mi piace particolarmente, perchè mi fa sentire strano, diverso. Mi piace chiudere gli occhi, durante il decollo, quando si può sentire l'accelerazione che ti spinge sul sedile e le ruote che strisciano pesanti sulla pista fino al momento in cui staccano, con la punta che subito sale verso l'alto. Sentire il movimento dell'aereo che si piega di lato per poi stabilizzarsi. Mi piace, mi riempie. Forse perchè mi fa sentire un po' come se fluttuassi nel vuoto, nel nulla. Come se fossi solo, lassù in mezzo alle nuvole. E tutte le volte che posso, se ci riesco, cerco di sedermi sopra le ali, in centro fusoliera, perchè è il punto più sensibile dell'apparecchio, il punto dove lo stomaco balla di più. Oggi sono stato fortunato. Mi sono seduto sulle ali. Ho dormito per tutto il volo, rilassato, ed anche ora che stiamo atterrando non provo alcuna preoccupazione. Anzi osservo con curiosità i flap che si muovono regolarmente, per stabilizzare l'aereo. Le luci si spengono, la punta si indirizza verso il terreno. Tira vento forte fuori, i flap intervengono ogni due secondi per tenerlo dritto, sobbalza parecchio, fa i capricci, è la prima volta che mi succede. L'atmosfera è sospesa, silenziosa, come fosse messa in pausa, con tutti che trattengono il respiro. Siamo sopra la pista, è un'istante, la coda vira, l'aereo sbanda. I motori accelerano, vanno fino al massimo della loro potenza mentre i piloti tirano la cloche e lo fanno risalire. C'è gente che urla, una ragazza dietro piange, la sua vicina ansima forte, chiaramente in iperventilazione. Il mio vicino si fa il segno della croce, è tutto un caos. Io invece resto sorpreso. È la prima volta che mi succede qualcosa ma non ho paura in quei momenti, non provo nulla. Il mio cervello invece impenna e lavora ad una velocità paurosa. La razionalità ha il sopravvento sull'emozione e mi ritrovo ad analizzare con calma tutti i movimenti che la fusoliera fa nell'aria, come se tutto andasse al rallentatore. Risaliamo, passando attraverso qualche vuoto d'aria e poi finalmente siamo di nuovo stabili ma il marasma attorno a me continua. Dopo qualche minuto l'hostess fa l'annuncio: "Gentili passeggeri il pilota è spiacente ma in quelle condizioni era impossibile atterrare, il vento si è calmato ed ora riproveremo ad atterrare. Speriamo bene!" Dentro di me scoppia una fragorosa risata che però non mi sento di far uscire, mi prenderebbero tutti per idiota vista la loro preoccupazione. Siamo di nuovo in posizione, e si sente ora che l'aria è meno forte. L'atterraggio va bene, tutti esultano e applaudono. Io resto seduto ed in silenzio, pensando che forse avrebbero dovuto applaudire prima, quando il pilota è stato bravo abbastanza da ritirare su l'aereo, ma non importa. Scendo le scalette, sono in maniche corte e l' aria che mi carezza la pelle è calda, nonostante ci sia vento. Sono contento, è un bell'inizio per un'altra avventura!

1 commento:

  1. Attila, leggendoti ho pensato che avrei avuto le tue stesse identiche reazioni perchè, come diceva Grunf
    strampalato inventore del mitico GRUPPO TNT
    " CHI VOLA VALE. CHI NON VOLA E' UN VILE! "
    ps: Mi piace un sacco come distribuisci le emozioni sulla carta. Sempre forte ;)

    RispondiElimina